Le aziende zombie sono tutte quelle aziende che, siccome ritenute non più utili allo sviluppo economico e sociale, non devono essere più finanziate.
All’inizio del secolo, precisamente nel Giugno del 2000, si tenne a Bologna la prima conferenza dell’OECD (ORGANISATION FOR ECONOMIC CO-OPERATION AND DEVELOPMENT), in cui una cinquantina fra ministri dell’economia e non, discussero le strategie per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, sviluppo importantissimo in ottica di sviluppo socio-economico di un paese.
Questa è la prima pagina dell’Executive Summary di una relazione redatta quattro anni dopo (2004):
Recenti valutazioni della crescita indicano che il tasso di crescita dei paesi è sostanzialmente determinato da 1) la loro capacità di integrarsi con l’economia globale attraverso il commercio e gli investimenti; 2) la loro capacità di mantenere finanze pubbliche sostenibili e una moneta sana; e 3) la loro capacità di creare un ambiente istituzionale in cui i contratti possono essere applicati e possono essere stabiliti i diritti di proprietà.
Con il procedere della globalizzazione, i paesi in transizione e in via di sviluppo e le loro imprese affrontano grandi sfide per rafforzare le loro capacità umane e istituzionali per sfruttare le opportunità commerciali e di investimento. Mentre i governi fanno politiche nelle aree del commercio e degli investimenti, sono le imprese che commerciano e investono. Pertanto, le strozzature dal lato dell’offerta nelle aree del commercio e degli investimenti e il modo in cui i governi, i partner per lo sviluppo e il settore privato stesso affrontano tali vincoli hanno implicazioni dirette sul potenziale di crescita economica dei paesi in transizione e in via di sviluppo.
Le PMI svolgono un ruolo chiave nei paesi in transizione e in via di sviluppo. Queste imprese rappresentano in genere oltre il 90% di tutte le imprese al di fuori del settore agricolo, costituiscono una delle principali fonti di occupazione e generano significativi guadagni interni ed esteri. In quanto tale, lo sviluppo delle PMI emerge come uno strumento chiave negli sforzi per la riduzione della povertà.
La globalizzazione e la liberalizzazione degli scambi hanno introdotto nuove opportunità e sfide per le PMI. Attualmente, solo una piccola parte del settore delle PMI (cioè delle PMI) è in grado di identificare e sfruttare queste opportunità e affrontare le sfide. La maggior parte delle PMI nei paesi in via di sviluppo e in transizione, tuttavia, è stata in grado o meno di sfruttare i benefici della globalizzazione e, per aggiungere alla situazione (aggravante), è spesso sotto pressione sui mercati locali o nazionali a causa delle importazioni più economiche e della concorrenza estera. Uno degli obiettivi principali del lavoro per promuovere lo sviluppo del settore delle PMI è quindi modificare l’equilibrio tra questi due gruppi di PMI e dotare le PMI di affrontare meglio le sfide della globalizzazione e di beneficiare delle sue opportunità.
Le PMI, a causa delle loro dimensioni, sono particolarmente vincolate da tassi di cambio reali non competitivi, accesso limitato ai finanziamenti, procedure burocratiche farraginose nella creazione, gestione e crescita di un’impresa, cattivo stato delle infrastrutture e mancanza di strutture istituzionali efficaci. La rimozione di questi vincoli è un compito arduo che richiede un sostegno olistico alle PMI, ovvero un ambiente favorevole allo sviluppo delle PMI costituito da istituzioni funzionanti a livello macro, medio e micro.
Le parti in rosso sono tutte le cose in cui NOI imprenditori possiamo fare qualcosa, le cose su cui abbiamo il potere di migliorare, indipendentemente dall’operato del governo.
Nelle parti in rosso ci sono anche le istituzioni, perché le istituzioni esistono di due tipi, quelle pubbliche (governo) e quelle private (noi).
A pagina 22 di questo documento del Gruppo dei 30, si legge “AZIENDE ZOMBIE: I pericoli dei morti viventi” – Le micro, piccole e medie imprese che rientrano nelle NON PIU’ FINANZIABILI, perché capitanate da incapaci, sono un pericolo per l’economia. Questi incapaci sono i proprietari del 99% delle PMI,
Le cose non vanno meglio per le imprese private più grandi. Infatti, ci sono ordini dall’alto (F.M.I. ecc.) che impongono ai governi di intervenire in aiuto delle grandi, solo se hanno dimostrato di aver già ricorso a tutte le opzioni del settore privato (banche).
Questa è la direttiva dei PADRONI DEL MONDO alle istituzioni finanziarie (banche), contro le aziende che non producono più abbastanza e che non riescono a giocare un ruolo contributivo al progresso, il che significa che per risolvere il problema, cioè fare in modo che le nostre aziende non siano parte di quelle da eliminare (zombie), devono diventare parte di quelle che continueranno a esistere.
C’è un solo modo per salvare le PMI dal fallimento assicurato e voluto dai così detti padroni del mondo, e io sono uno dei pochissimi al mondo, unico in Italia, che speiga questo modo.